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Storie di Ordinaria Follia

La lite nel parcheggio


di Gianni Nigro
Eddy in quei giorni era un po’ fuori di testa. Rosaly si era ammalata e tutto era di colpo precipitato. Con quella donna non aveva trovato soltanto una compagna e una moglie. Con quella donna aveva trovato anche una vera amica, una figlia, una madre. Eddy, prima, forse, non se ne rendeva neanche conto di quante cose significasse per lui, quella donna.
Eddy in tanti anni di nuova vita con lei, mai si era trovato a sperimentare quella situazione. Eddy ne aveva avute tante, di donne. Ma non perché forse un donnaiolo. Eddy era stato fortunato in amore e sfortunato negli amici, nello studio e nel lavoro.
Eddy aveva avuto amici opportunisti, falsi, arrivisti, che lo avevano usato, che lo avevano sfruttato. E gli unici suoi amici erano stati i suoi genitori. Eddy e i suoi genitori si adoravano a vicenda, finché morte li separò.
Un difetto, però, suo padre ce lo aveva avuto, smisurato, immenso: quello di tenere Eddy sempre nel nido, quello di avergli letteralmente impedito di crescere.
Suo padre gli portava il cibo nel nido e quando Eddy accennava a voler imparare a volare, suo padre lo sconsigliava. «Il mondo», gli diceva, «il mondo al di fuori dal nido è pieno di aquile, di falchi, di condor, pronti a ingoiarti».
Sì, era vero che il mondo è così. Già, era proprio vero che il mondo è pieno di aquile, di falchi, di condor, pronti a ingoiare le prede, ma suo padre avrebbe dovuto insegnarli a difendersi, a volare, anche ad attaccare, se necessario.
E invece Eddy era totalmente incapace di difendersi, facile preda, dunque, delle aquile, dei falchi e dei condor.
Dopo tante esperienze amare, Eddy aveva incontrato Rosaly, e la sua vita si era subito illuminata di nuovo.
Rosaly aveva un passato in qualche modo simile a quello di Eddy. Eterna bambina, fuori dalle convenzioni, amante dei viaggi, gitana e avventurosa, come Eddy non amava gli orari, non amava le convenzioni, non amava i formalismi.
Come Eddy era spensierata, esploratrice, complice.
Ma dopo tanti anni di comuni avventure, Rosaly si era ammalata. Incredibile. Di solito era Eddy che viveva tra mille acciacchi. E Invece Rosaly si ammalò, si ammalò seriamente.
Le cose sembravano precipitare. Dai primissimi esami, quelli non invasivi, che avevano dato esiti fin troppo ottimistici, si era passati a esami più approfonditi, che davano quadri clinici di volta in volta più preoccupanti finché si arrivò alla prima operazione.
Rosaly faceva di tutto per risollevare il morale a Eddy.
Sì! Proprio così!
Era Rosaly che era ammalata, ed era Rosaly che tentava di tenere alto il morale di Eddy.
Eddy, invece, era distrutto.
Agli occhi di Eddy, Rosaly era ancora una bambina che correva nelle sue campagne lontane, che si arrampicava sugli alberi, che dormiva col suo micetto. Non poteva ammalarsi, Rosaly!
Rosaly amava la vita con la massima intensità e Eddy temeva che gli eventi potessero smorzare la serenità che Rosaly portava sempre con sé. Eddy temeva che Rosaly perdesse quella sua felicità interiore. Insomma, Eddy soffriva molto più di Rosaly ed era veramente fuori di testa.
Il giorno della prima operazione Eddy aveva deciso di farsi un giretto in macchina per scacciare i pensieri, in attesa che Rosaly venisse riportata nel suo letto. Ma non c’era niente da fare. Eddy era completamente tormentato dalla preoccupazione di Rosaly in balia degli eventi, del fatto che ormai la situazione fosse del tutto fuori controllo. Quando a Eddy si parò davanti l’ennesima rotonda, Eddy decise di compiere un giro a 360 e tornò all’ospedale.
Eddy stava parcheggiando quando sfiorò un’auto già parcheggiata. Scese, constatò che non vi erano danni per nessuno, e andò a parcheggiare. Di li a poco arrivò un energumeno infuriato. Pareva volesse massacrare Eddy.
Urlava, l’energumeno, affermava che se avesse avuto la pistola gli avrebbe sparato. Lo accusava di aver rovinato la macchina, accusava Eddy di voler fuggire.
In realtà Eddy, dopo aver posteggiato lì vicino, era sceso dall’auto e a passi veloci stava dirigendosi verso la macchinetta distributrice dei biglietti orari del parcheggio per poi tornare a mettere il foglietto tra il volante e il parabrezza.
L’uomo era giovane e palestrato. Eddy era un ometto ormai anziano, indebolito dagli eventi, affannato e fuori forma. L’energumeno pareva volesse distruggerlo.
D’improvviso Eddy perse quasi ogni controllo e sbraitò anch’egli contro quell’energumeno privo di cervello. L’uomo non si aspettava una reazione così coraggiosa e restò bloccato. Ma Eddy aveva ben altro a cui pensare e se ne andò.
L’attesa, all’interno dell’ospedale, fu snervante. A piano terra in una saletta apposita un monitor segnalava il codice dei pazienti sotto operazione e quelli la cui operazione si era conclusa. Dopo un’ora anche il codice di Rosaly passò tra coloro la cui operazione si era conclusa e Eddy si precipitò al letto che però era angosciosamente vuoto. Allora ripiegò su un’infermiera che gentilmente gli spiegò che potevano trascorrere ore di attesa dopo la fine dell’intervento.
Eddy marciò lungo i corridoi dell’ospedale, percorse le scale in salita e in discesa, alla fine si sedette sui gradini delle scale in posizione strategica per osservare l’uscita dei pazienti dalle sale chirurgiche.
Dopo un’ora di snervante attesa, sommersa da un lenzuolo verde, la riconobbe. Immobile, molto più immobile di come potrebbe essere una persona che dorme, ma era lei, Rosaly.
Eddy era sempre più sconvolto, però tutto attorno a Rosaly procedeva in tranquillità. Portarono Rosaly nel suo letto e dopo un quarto d’ora Rosaly aprì gli occhi e lo riconobbe. Rosaly gli sorrise con lo sguardo. Poi sussurrò qualcosa. Eddy era un po’ sordo e dovette accostare l’orecchio sinistro, quello da cui ci sentiva meglio, alla bocca di Rosaly.
Rosaly gli chiese di una vestaglia che era in macchina.
Eddy si precipitò giù per le scale, nel parcheggio. Sperava di non incontrare l’energumeno. Non aveva tempo da perdere. La macchina dell’energumeno non c’era più.
Eddy tornò come Flash Gordon al letto di Rosaly.
Rosaly si era riassopita.
Sul letto accanto c’era un giornale. La prima pagina riportava notizie di teste tagliate, di guerre, di distruzioni, di donne e bambini morti.
Eddy andò alla vetrata della camera. Passava lentamente un treno, e aveva ricominciato a piovere, in quella estate senza estate.