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Poesia viva

Ogni giorno, tornando dal box

di Gianni Nigro


Uno squarcio tra le case


Eddy aveva affittato un piccolo box, dato che posteggiare l’auto vicino a casa era diventata, negli anni, un’impresa quasi impossibile. Il box si trovava un livello sotto al marciapiede e ogni giorno, rimessa nel box la macchina, Eddy risaliva, sempre più faticosamente, la rampa per tornare al livello stradale. E da mesi, arrivato ansimante al cancello, gli si presentava la visione dell’ex cinema, poi divenuta scuola per estetisti e parrucchieri, sventrata. L’edificio non c’era più. L’avevano buttato giù a colpi di scavatrice, durante l’estate 2014, quella estate che Eddy aveva definito un’estate senza estate per via della temperatura mite (15 gradi per ben tre volte, in agosto!) e per le continue piogge cadute da marzo a novembre. L’edificio non c’era più. Restavano i fantasmi delle stanze sopra le mura delle altre case, quelle che avevano circondato per tanti decenni quell’edificio. E ogni volta che Eddy vedeva quello squarcio, tra l’altro lasciato lì e mai rimesso a posto, aveva un tremendo attacco di tristezza. Poi la vita continuava, come sempre. Almeno ancora per un po’.