Eddy aveva affittato un piccolo box, dato che posteggiare l’auto vicino a casa era diventata, negli anni,
un’impresa quasi impossibile. Il box si trovava un livello sotto al marciapiede e ogni giorno, rimessa nel
box la macchina, Eddy risaliva, sempre più faticosamente, la rampa per tornare al livello stradale. E da mesi,
arrivato ansimante al cancello, gli si presentava la visione dell’ex cinema, poi divenuta scuola per estetisti
e parrucchieri, sventrata.
L’edificio non c’era più. L’avevano buttato giù a colpi di scavatrice, durante l’estate 2014, quella estate
che Eddy aveva definito un’estate senza estate per via della temperatura mite (15 gradi per ben tre volte, in
agosto!) e per le continue piogge cadute da marzo a novembre.
L’edificio non c’era più. Restavano i fantasmi delle stanze sopra le mura delle altre case, quelle che avevano
circondato per tanti decenni quell’edificio.
E ogni volta che Eddy vedeva quello squarcio, tra l’altro lasciato lì e mai rimesso a posto, aveva un tremendo
attacco di tristezza.
Poi la vita continuava, come sempre. Almeno ancora per un po’.
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